Papi, ebrei e cavalieri

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Rudebert d’Hauteville fu un capo coraggioso e scaltro, che riuscì pazientemente a trasformare l’iniziale diffidenza della Chiesa di Roma in una solida alleanza.

In quegli anni la Chiesa latina era governata da pontefici tedeschi, i quali sostenevano il primato del papa di Roma sugli altri vescovi, per garantire stabilità all’impero d’occidente. Infatti dai tempi di Carlo Magno era tradizione che il pontefice romano ponesse la corona imperiale sul capo del principe designato dagli elettori germanici.

La polemica con i vescovi orientali, mascherata dietro questioni teologiche, portò nel 1054 alla definitiva rottura con le altre comunità cristiane, federate attorno all’imperatore romano d’oriente e rappresentate dal patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario.

Contemporaneamente papa Leone IX, un tedesco di nome Brunone di Dagsburg, tentò di riunire un esercito per abbattere l’altro grave pericolo per la Chiesa romana e l’impero tedesco: i normanni di Melfi.

L’esercito papale, che per la prima volta esponeva il vessillo di San Pietro su un campo di battaglia, affrontò i normanni a Civitate sul Fortore nel 1056 ma fu pesantemente sconfitto. Lo stesso papa fu fatto prigioniero e trasferito a Melfi, dove fu ricevuto con tutti gli onori e indotto a concludere un accordo con il suo antagonista Roberto il Guiscardo.

Rudebert capovolse a suo vantaggio la situazione, decidendo di appoggiare il movimento benedettino di Cluny e di imporre con le armi il rito latino e le prerogative papali nel sud Italia, un territorio che era ancora pervaso dalla civiltà romano bizantina e tradizionalmente legato alla liturgia greca.

In cambio, ottenne direttamente da papa Niccolò II il titolo di duca di Puglia, Calabria e addirittura della Sicilia ancora da conquistare, durante il primo di sei concili papali che si tennero a Melfi tra il 1059 e il 1137: era finalmente il pieno riconoscimento del ruolo politico raggiunto dalla città di Melfi sulla scena europea e non solo.

Molti e importanti furono gli eventi e le decisioni che si presero a Melfi in questi ottant’anni, anche grazie ai concili. Tra questi, la decisione di organizzare la prima crociata e la ratifica papale della corona di re di Sicilia al normanno Ruggero II, celebrata con la costruzione della bella cattedrale con il campanile in stile normanno siciliano.

In quest’epoca la città si ampliò ospitando una crescente comunità ebraica, che si insediò dapprima intorno alla vecchia cattedrale di San Pietro, detta de judaeis, poi nella valle sottostante il castello detta dei balnea o ralla de li judei, che qui gestivano l’uso delle sorgenti e le tintorie. La storica presenza di comunità giudaiche nel Vulture è testimoniata anche dalle Catacombe ebraiche di Venosa.

Importante fu anche la presenza dell’Ordine dei Cavalieri Templari, che possedevano numerose botteghe lungo la via mercantile e l’importante chiesa di San Nicola de Platea, una vera e propria fortificazione a protezione della porta principale della città.

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