L’arcangelo guerriero e i Normanni

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Oggetto di culto particolare a Monticchio è l’Arcangelo Michele. Dall’ebraico Mi-Ka-El, il suo nome significa Colui come Dio, l’archi-stratego a capo delle milizie celesti. E’ una figura presente sia nell’Ebraismo che nell’Islam, mentre il culto cristiano si deve all’imperatore Costantino e, in Italia, soprattutto ai Longobardi che vi intravedevano una qualche loro divinità mitologica come Odino o Thor.

La venerazione crebbe notevolmente dopo l’apparizione del 490 d.C. nella grotta del Gargano: la tradizione vuole infatti l’Arcangelo legato a luoghi naturali particolari come i monti, le grotte, gli abissi o le acque, tutti in qualche modo connessi con il Cielo o con gli inferi.

Celebri sono infatti i santuari della sorgente di Konae, il Mont-Saint-Michel in mezzo al mare di Normandia, il Saint’Michael’s Mount in Cornovaglia e lo Skellig Michael in Irlanda, tutti geograficamente allineati lungo direttrici ideali che toccano anche il Gargano. Lungo questi percorso si può collocare anche la grotta di San Michele a Monticchio, oggi rivestita dalla bella abbazia bianca a picco sui laghi.

Anche i nuovi dominatori normanni divengono presto devoti all’Arcangelo Michele, tanto che il duca Roberto il Guiscardo, durante il concilio di Melfi del 1059, ottiene che papa Niccolò II si rechi personalmente alla grotta di Monticchio per consacrarla come luogo di concessione dell’indulgenza plenaria nelle festività dell’Arcangelo dell’8 maggio (longobarda) e 29 settembre (romana).

A Monticchio più che altrove San Michele è definito “Principe delle Acque”, richiamando gli antichi riti praticati per millenni in questi luoghi, ricondotti alla fine nell’alveo del battesimo cristiano. Un rapporto così stretto che la sacra effigie permane ancora oggi perfino sulle etichette della più importante azienda di imbottigliamento di acque minerali della zona.

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