Le chiese mariane e degli albanesi

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Diverse erano a Melfi le chiese dedicate alla Vergine. Oltre alla Cattedrale di Santa Maria Assunta si ricorda la chiesa di Santa Maria dei Lombardi, già di Sant’Antolino, ubicata all’incrocio tra l’asse viario orientale che conduceva all’omonima porta di Sant’Antolino e l’asse che dalla porta Venosina porta alla Cattedrale, oggi corso Garibaldi. Di questa chiesa è rimasto un bel portale in pietra vulcanica e la navata interna con archi a sesto acuto, che per molti anni ha ospitato un cinema.

Più che attribuibile ai longobardi, come alcuni ritengono, la chiesa andrebbe piuttosto riferita alle comunità albanesi insediate nel quartiere e successivamente ai mercanti lombardi, bergamaschi in particolare, che giunsero a Melfi a partire dal ’500 attratti dal commercio laniero. Una frazione del quartiere Chiuchiari, prospiciente l’attuale corso Garibaldi su cui sorge anche la suddetta chiesa, fu infatti destinata in quell’epoca all’edificazione di molti e importanti palazzi gentilizi, riconducibili a queste famiglie borghesi, tra cui in particolare il Palazzo Donadoni, attuale sede del Museo Civico.

Opera di albanesi è anche la chiesa di Santa Maria ad Nives, tuttora esistente e voluta dall’albanese Georgino Lapazaj nel 1570 come punto di riferimento religioso della nuova comunità di origine balcanica, insediata a Melfi dopo i fatti di sangue del 1528.

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