Orazio e le fonti del Vulture

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Con l’arrivo dei Romani il culto delle acque assume le sembianze di Venere, dea nata dall’acqua e dispensatrice di vitalità. Da qui il nome scelto per la vicina colonia di Venusia (Venosa) e per il ponte sul quale la via Appia attraversa l’Ofanto, chiamato di Santa Venere.

Anche il poeta latino Orazio è legato all’Ofanto e al Vulture. Si definisce spesso un venosino di campagna, nato in una masseria resa insicura dalle impetuose piene del fiume, le quali spesso rovinavano i poveri campi di grano di suo padre.

Racconta anche che una volta, da bambino, sfuggì alla sorveglianza della balia Pullia e si inoltrò nei boschi del Vulture, popolati da orsi e fitti di mirto e sacro lauro. Lì si addormentò, nei pressi di una sorgente dalle acque gustosamente effervescenti e dorate, per l’inconfondibile color ruggine dovuto al ferro che contengono e che oggi sappiamo avere ottime qualità terapeutiche.

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