I bizantini tra monaci e soldati

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Con l’affermazione del Cristianesimo e il trasferimento della capitale imperiale a Costantinopoli fioriscono le laure, cioè le celle rupestri dei monaci greci e i cenobi, ossia gli antichi monasteri. Si tratta soprattutto di religiosi dell’ordine di San Basilio Magno, in fuga da Oriente a causa del divieto di riprodurre le immagini sacre imposto dall’imperatore romano Leone Isaurico: la cosiddetta iconoclastia.

Di quell’epoca è il più antico livello del cenobio di Sant’Ippolito ai Laghi di Monticchio, i cui resti si trovano al di sotto dell’Abbazia benedettina, composto da una tricora con nartece per i catecumeni di epoca paleocristiana. Di influenza bizantina sono anche i nomi di santi orientali attribuiti alle tante contrade del Vulture, come San Giorgio, Sant’Ilario o Sant’Andrea.

Intorno all’anno 1000 l’esercito imperiale guidato dal catapano Basilio Boioannes erige nella zona un potente sistema di difesa della Puglia romana contro la minaccia barbara dei longobardi. Intorno alla roccaforte principale di Melfi sorgono altre torri di guardia, tra cui una eretta a Monticchio in località Grotticelle, tuttora nota come “il castello”.

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