Museo Civico di Palazzo Donadoni

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I Donadoni e i Grigis erano famiglie di origine bergamasca. Erano giunte a Melfi nel XVI secolo, attirate dal commercio delle lane per le tessiture lombarde che provenivano dalla ricchissima produzione legata alla transumanza sull’asse Adriatico, tra gli Abruzzi e le Puglie. Questo traffico aveva il centro amministrativo, finanziario e fiscale nella potente Dogana delle Pecore di Foggia.

Il maggiore esponente della famiglia, Geronimo Donadone, rivestì più volte la carica di vice governatore per conto dei Doria nel XVII secolo e, in questa veste, fu più volte mediatore tra gli interessi del principe e quelli della collettività melfitana, detta università.

Il palazzo gentilizio di famiglia si trova in vico Rispoli, a poca distanza dalla Cattedrale. E’ collocato all’interno del quadrilatero urbano cosiddetto della Terra Nova, ossia il quartiere edificato originariamente dagli albanesi sfuggiti all’invasione turca dei Balcani dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453. Uno dei vicoli principali di questo suggestivo rione, fatto da un reticolo di viuzze, prende proprio il nome di vico Albanese. Attualmente la zona è conosciuta come Chiuchiari, in ricordo dell’antico capitano della comunità epirota, che si chiamava Kiukieri.

Il palazzo ospita attualmente il Museo Civico di MelfiNell’atrio di accesso al museo campeggia il suggestivo portale della Confraternita della Morte, poi chiesa del Carmine, del ’600. Sulle grandi ante di legno sono scolpite in bassorilievo figure che rievocano la morte e i confratelli. Piccole fessure poste sul capo delle due figure erano utilizzate per inserirvi monete, quando le porte della chiesa erano chiuse, allo scopo di assicurarsi un sereno viatico per l’aldilà.

Nei locali a piano terreno sono ospitate tre esposizioni:

  • la collezione Araneo, donata al Comune di Melfi nel 1952 dal generale Giulio Araneo. E’ costituita da 24 quadri di epoca compresa tra il ’500 e l’800, tra cui una Circoncisione di Giovan Battista Tiepolo
  • le sculture dell’artista melfitano Antonio Poppa, scomparso negli anni ’90. Si tratta di sculture in pietra lavica del Vulture o legno, in cui emerge lo stile particolarissimo e la personalità dell’autore
  • due affreschi rupestri ritrovati in grotte del monte Vulture, restaurate dall’Archeoclub con l’associazione Compagnia de la Terra Nova e asportate dai luoghi originari in quanto in grave pericolo di crollo o cancellazione, non risolvibile altrimenti. Sono rappresentazioni sacre del secolo XVI, che testimoniano comunque la continuità del fenomeno dell’iconografia rupestre fin dall’alto medioevo. Il primo affresco è stato catalogato come “i tre santi”, il secondo rappresenta invece la Sacra Famiglia.

Il piano superiore del palazzo ospita mostre temporanee.

Suggestiva la piazzetta posteriore, accessibile dal fianco sinistro rispetto alla facciata principale, dalla quale si gode una particolare visuale del vicino campanile normanno della cattedrale.

Ubicazione: Vico Rispoli
Apertura: dal martedi al sabato ore 16.00-20,00
Chiusura: Domenica e Lunedi.

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