Il tondo di Melfi e il terremoto del 1694

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Nell’angolo in fondo al transetto una tela a olio tonda rappresenta Cristo in maestà con ai piedi la SS. Vergine, San Francesco, San Giuseppe e i protettori di Melfi San Bartolomeo e Sant’Alessandro, che pregano per le anime del Purgatorio e per la città stessa, sconquassata dal terremoto del 1694. Nella rappresentazione del paesaggio cittadino sono visibili il castello e la cattedrale, con l’antica facciata romanica abbellita dal rosone.

In primo piano è anche visibile la cinta muraria ancora perfettamente intatta, con la grande porta di Santa Maria, o dei balnea, protetta dal rivellino a cupola. Altre raffigurazioni di quest’antica porta, che ne confermano forma, posizione e architettura sono visibili sulla grande tela dello Stato di Melfi custodita al castello nelle sale Doria, nella rappresentazione della città eseguita da Giò Pacichelli nel Settecento e conservata a Vienna e nella mappa eseguita da Canevaro per i principi Doria nel Seicento e custodita presso gli archivi Doria a Roma.

Il terribile terremoto che distrusse la città seguì alla peste del 1656 e ad altri eventi calamitosi come l’eruzione del Vesuvio del 1631 e la rivoluzione di Masaniello del 1647, contribuendo a rendere il secolo XVII particolarmente duro per la città di Melfi. Negli anni successivi, anche grazie all’opera del vescovo Spinelli, patrizio napoletano, iniziò una grande opera di ristrutturazione della Cattedrale che assunse l’attuale fisionomia tardo barocca.