Il neolitico nel villaggio della Rendina

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Al primo piano del Museo Archeologico di Melfi, nella sala con ingresso a sinistra dal grande salone di accesso, sono esposti i reperti che descrivono l’edilizia domestica indigena del Melfese in epoca protostorica.

Circa 6.000 anni a.C. i segni di piccole comunità umane organizzate cominciano a comparire diffusamente lungo tutta la valle dell’Ofanto. Si tratta di insediamenti stabili, che spesso proseguono senza interruzioni per millenni, fino all’Età del Ferro: epoca a cui risalgono i ritrovamenti più prossimi alla città di Melfi. Rispetto al Paleolitico il clima è diventato più mite: alle pinete sono subentrati i querceti e i faggeti, anche se ogni tanto qualche breve oscillazione fredda fa ricomparire a volte le betulle, altre volte gli abeti. Anche i grandi animali dell’Era glaciale, come gli elefanti antichi, le tigri con i denti a sciabola e i rinoceronti hanno ormai ceduto il posto a cervi, orsi, cinghiali e castori.

Nel villaggio presso la diga del Rendina, nel territorio di Melfi, si nota il cambiamento fondamentale che segna quest’epoca chiamata Neolitico: la nascita dell’agricoltura. Gli antichi strumenti di scuoiamento presenti ad Atella e Notarchirico sono sostituiti dalle asce in pietra, ideali per abbattere gli alberi e creare ampie radure idonee alle prime coltivazioni di cereali. A queste si aggiungono piccole macine in pietra e lamine sottili e affilate, utili per la falciatura del grano. I resti di ossa residue del cibo dimostrano inoltre l’avvio dell’allevamento di bovini, caprini e ovini.

Il villaggio si trova su un terrazzamento poco più elevato della pianura fluviale e si compone dei resti di varie capanne di forma ovale, spostate nell’arco del tempo in più punti seguendo il progressivo sfruttamento dei terreni. In una capanna è stata rinvenuta la sepoltura di un bambino senza corredo, un grande forno e un lastricato di ciottoli con presenza di macine. Il villaggio è circondato da un ampio fossato per la difesa da animali selvatici ed è attraversato da una serie di cunicoli con funzione di scolo delle acque.

Con l’avvio dell’agricoltura nasce l’esigenza di conservare e trasportare i prodotti, quindi diventa importante produrre idonei contenitori. Ai contenitori di legno o fibre vegetali cominciano a sostituirsi i più resistenti contenitori in ceramica, che al villaggio della Rendina ricalcano nei decori i disegni naturali, mediante la tecnica dell’impressione di forme geometriche a intreccio o tratteggio. Le forme sono cilindriche o ovali, come grandi vasi a fiasco.

Ma nel villaggio sono presenti anche ceramiche più raffinate, impresse a rombi o a raggiera e perfino nere o grigie levigate e lucidate. Una tecnica decorativa specifica di questa zona è l’incisione successiva alla lucidatura del vaso, che poggia a sua volta su tre piedini antropomorfi.

Le sepolture del villaggio sono in posizione fetale, all’interno del villaggio o delle abitazioni e sono corredate da monili rudimentali come conchiglie e ossi forati. Il ritrovamento di uno stampino decorato lascia supporre inoltre il rito della decorazione rituale della pelle con tatuaggi.

Il villaggio di Rendina è stato abitato per migliaia di anni e si possono riconoscere nella sua storia almeno tre periodi. Al primo, più antico, si riferiscono sepolture con i corpi dipinti di argille colore ocra e circondate da figurine fittili. Le capanne di questo periodo sono ampie e costruite mediante infissione nel suolo di grossi pali di legno. Al secondo periodo appartiene una riduzione delle dimensioni dell’abitato, con l’abbandono del primo fossato e capanne più piccole, ma con fondazioni lastricate in pietra. Al terzo periodo si riferiscono le prime ceramiche dipinte a figure geometriche o antropomorfe, con uso di un colore rosso scuro. Ai grossi vasi si affiancano scodelle, ciotole e bicchieri di fattura più raffinata.

Recentemente si sono aggiunti i ritrovamenti di altri due villaggi prossimi al primo, in località valle Messina e Serra dei Canonici, quest”ultimo in parte compromesso dal successivo insediamento di una villa romana di età repubblicana.

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